Tema dell’incontro: La societarizzazione della rete di accesso
Il giorno 4 giugno us il CNQ, invitato dall’azienda, ha partecipato alla e.conventon sulla Societarizzazione della rete di accesso, tema meglio conosciuto come “Scorporo della Rete”.
In realtà però la presentazione che del tema hanno dato Presidente ed Amministratore Delegato di Telecom Italia più che al vecchio concetto di Scorporo della rete ipotizzato dall’ormai famoso Piano Rovati risponde alla logica, sicuramente innovativa, di una rivoluzione culturale quanto al progetto di tale scorporo.
In questo nuovo piano infatti, appena votato dal CdA dell’azienda, è previsto lo scorporo della rete si, ma solo della componente fissa (non è prevista la cessione della rete mobile) e solo per la parte dell’accesso, il cosiddetto “ultimo miglio” .
In altre parole, se il piano dovesse essere accettato anche da Governo, Istituzioni ed Organi di Vigilanza e Controllo sulle TLC, nella rete conferita a questa nuova società (OPAC-OPen ACcess, questo il nome dell’entitá giuridica oggetto del conferimento per ora riportato nei documenti di progetto) Telecom Italia lascerebbe confluire la rete fissa in rame dal DSLAM (escluso) fino a casa clìente ( alla “borchia” d’utente) e la rete in Fibra Ottica, sempre ultimo miglio però inclusiva anche della parte di intelligenza necessaria alla sua “attivazione”; ciò al fine di garantire non solo la già garantita Equivalence of Output (ossia la possibilità per gli OLO – gli altri operatori concorrenti – di offrire le stesse soluzioni di mercato di Telecom Italia ai clienti finali, ma la ormai ben nota Equivalence of Input, ossia lo stesso set di condizioni tecniche e di processi per TI e per gli Olo per arrivare ad offrire quelle soluzioni di mercato.
Cosa ricaverebbe TI da questo?
Sostanzialmente 3 cose, elencate in ordine di importanza:
- uscire da quella posizione di “operatore dominante sul fisso” che le impedisce di essere totalmente flessibile sul mercato e quindi competitiva rispetto agli Olo a cui è consentito, rispetto a TI, praticare prezzi e condizioni più appetibili per il cliente finale.
- consentire ad altri soggetti economici (tipo la Cassa Depositi e Prestiti) di entrare nel capitale e quindi così facendo sostenere parte del debito di TI che seguirebbe la neo società ma soprattutto affrontare tutto quel volume di investimenti necessari al Paese per passare ad una sempre maggiore digitalizzazione.
- far confluire nella nuova società circa 21.000 lavoratori TI, sgravando quest’ultima dal costo legato al mantenimento di un così alto livello occupazionale e, anche attraverso un effetto moltiplicativo sugli investimenti, far sostenere il livello occupazionale di gruppo tramite un processo che, grazie a questo disegno, faccia crescere la domanda di servizi e di opportunità per TI e anche per gli altri operatori.
Rispetto al piano Rovati, che questo disegno lo delineava più come una “riunione di condominio” fra operatori che insieme partecipavano al progetto (con tutte le inefficienze che le logiche condominiali scontano), tale iniziativa si caratterizza per essere più rapida, efficace e, speriamo, effettiva in un processo decisionale che , nelle logiche del sistema Paese, non può più scontare gli eccessivi tempi di attesa per lo sviluppo che l’Italia sta pesantemente pagando, specie in questa fase di crisi.
Questi in sintesi i contenuti dell’incontro al termine del quale Presidente ed Amministratore Delegato hanno anche risposto ad una selezione di domande fra quelle fatte da tutti i colleghi via internet.
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