La Telecom che verrà

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La Telecom che verrà

La Telecom che verrà

Intervista a Salvatore Ugliarolo, Segretario Generale Aggiunto della UILCOM

Care Associate ed Associati del CNQ,

come sapete venerdi 1 febbraio è stata firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto delle Telecomunicazioni, scaduto il 31 dicembre 2011.

Questo accordo, auspicato dalle parti dopo mesi di contrapposizioni e dure prese di posizione, oltre al sostanziale raggiungimento degli obiettivi di adeguamento economico contrattuale ha consentito soprattutto l’unitarietà contrattuale di filiera, importante risultato a tutela dei dipendenti del Gruppo Telecom, ed il riconoscimento della vigenza contrattuale naturale, più volte messa in discussione, che è stata invece confermata (il CCNL è quindi valido dal 1 gennaio 2012 al 31 dicembre 2014).

Come CNQ abbiamo seguito da vicino questi lunghi mesi di trattative, confrontandoci costantemente anche con le organizzazioni sindacali con le quali abbiamo instaurato un canale diretto di comunicazione per rappresentare apertamente le esigenze della nostra categoria.

Questa importante relazione ci ha consentito di confrontarci direttamente con i massimi esponenti nazionali delle organizzazioni sindacali di settore su temi che riguardano da vicino il nostro posto di lavoro e le prospettive future di Telecom Italia.

Abbiamo concluso questo “giro di tavolo” con Salvatore Ugliarolo, Segretario Generale aggiunto della UILCOM con il quale il nostro Presidente Mauro Martinez ha apertamente affrontato e discusso sulle prospettive che attendono la nostra azienda, soprattutto dal punto di vista organizzativo e societario.

Buongiorno Salvatore, innanzitutto benvenuto.

Iniziamo con una domanda sul potenziale, futuro modello organizzativo di Telecom Italia, modello che pare tendere verso una radicale focalizzazione di alcune attività precedentemente considerate core business (Rete, Customer Care, IT) ed una successiva societarizzazione delle stesse. Secondo il sindacato questo modello organizzativo – societario è realmente perseguito da Telecom Italia? E questo modello è industrialmente conveniente per Telecom ai fini di una evoluzione ed un presidio del mercato delle TLC? E quali i rischi o le opportunità derivanti da un’organizzazione che vede una Telecom Italia ridotta societariamente al governo di attività prevalentemente commerciali ed a capogruppo di differenti società, ognuna delle quali con oggetto ed entità societaria distinta (es. Information Technology, Customer Care, Rete, etc.)? In particolare quali potrebbero essere gli impatti sui lavoratori?

Mauro,

noi della UILCOM abbiamo ribadito con decisione a tutti i livelli di interlocuzione che la tenuta di Telecom Italia, nell’attuale contesto di mercato e del Paese, doveva e deve passare dal mantenimento delle attività core nel suo perimetro che per noi sono la Rete, i Customer care, l’Informatica (IT) e non ultime quelle di Staff. Siamo consapevoli che nel terzo millennio occorrono organizzazioni flessibili, modulabili e scalabili e su questi temi siamo pronti al confronto ma la forza principale di Telecom Italia è quella di avere un patrimonio incredibile, motore di una azienda complessa, quello del capitale umano e della sua enorme professionalità che deve essere mantenuto all’interno di essa e non può essere concentrato in società satelliti effettuando le societarizzazioni.

Non comprendiamo ad oggi quello che Telecom Italia voglia oggettivamente effettuare ma, per quanto ci riguarda, riteniamo che l’aggregazione delle attività e la loro ottimizzazione può essere fatta con le divisioni, realtà autonome ma che insistono all’interno dell’azienda.

Mauro la UILCOM nell’ottica delle divisioni è pronta a confrontarsi in modo aperto, responsabile e costruttivo con l’azienda partendo dai customer care con un ragionamento sul numero delle sedi, approfondendo tematiche lavorative non convezionali come quella del telelavoro e su altre eventuali e future aggregazioni come quella delle Staff ma in un ottica che deve assolutamente prevedere il mantenimento dei livelli occupazionali, l’interezza di Telecom Italia e lo sviluppo del business di questa azienda.

Privilegiare le societarizzazioni, quella dell’Informatica fatta fino ad ora in maniera unilaterale da Telecom Italia, sulla quale la UILCOM come altri sindacati era assolutamente contraria, è per noi un grave errore.

Noi riteniamo che le societarizzazioni non permettano di migliorare il presidio delle attività perché costringono le realtà societarizzate a trovarsi di fronte a fatti gestionali e fisiologici che porteranno i loro manager ad interrogarsi sulla necessità di svincolarsi dal mercato captive e confrontarsi con il mercato esterno per sostenere la loro struttura. Ma avendo dimensioni e costi superiori ai competitor già presenti sul mercato si troveranno costretti a complicate decisioni che inevitabilmente li distoglieranno dalla loro attività primaria: focalizzare il business e sviluppare quote di mercato inducendoli ad un tremenda tentazione semplificativa quella di mettere in vendita queste aziende.

Quindi nessuna opportunità per i lavoratori e moltissimi pericoli, primo tra tutti quello occupazionale ma anche per gli azionisti il potenziale spezzatino svaluterebbe il valore di Telecom Italia che, nonostante il suo forte indebitamento, allo stato attuale mantenendo i suoi asset all’interno, ha grandi potenzialità di sviluppo. Ricordiamoci che questa è un’azienda che produce significativi ricavi e molta liquidità cosa non banale in un contesto di profonda crisi economica.

Secondo alcuni analisti finanziari la separazione della Rete di accesso potrebbe essere l’unica operazione strategica in grado di risollevare lo status economico di TI, alleviando l’onere del debito e garantendo, al contempo, una sufficiente disponibilità di capitali utili ai fini di futuri investimenti tecnologici. Il sindacato concorda con questa visione strategica? In questo contesto, la presunta separazione della Rete di Accesso è per il sindacato un’effettiva opportunità per Telecom Italia o si traduce essenzialmente nel depauperamento dell’asset fondamentale del Gruppo Telecom?

La Uilcom ha sempre sostenuto che l’asset della rete è fondamentale per Telecom Italia anche se recentemente alcuni azionisti, minori, di Telecom Italia hanno dichiarato che vorrebbero la vendita della rete per sanare una parte dei debiti. Noi riteniamo questa una visione miope che porterebbe alla non sostenibilità delle dinamiche di credito complessive che Telecom Italia ha in essere, distruggerebbe un asset fondamentale del Paese che fino ad oggi ha sostanzialmente funzionato bene e danneggerebbe gli stessi azionisti che, bramosi di fare cassa oggi, perderebbero importanti possibilità di business futuri. Ci sono poi da tenere in evidenza le decisioni dell’AGCOM e le indicazioni della Ue nel prossimo futuro, vedi l’eventuale realizzazione di una rete paneuropea, dinamiche che potrebbero incidere pesantemente sul futuro della rete e del suo eventuale scorporo, azione auspicata da alcuni “media” e analisti finanziari ma che personalmente non credo accadrà!

Nel caso in cui il sindacato non condivida questo modello industriale, come intende influire concretamente in questo processo di revisione organizzativa? Quali sono eventuali proposte alternative? E quali gli strumenti disponibili per contrastare, nel caso, questo indirizzo?

Certamente la VERA politica deve fare la sua parte ed auspichiamo che il prossimo governo affronti questo tema avendo chiaro che occorre salvaguardare la rete ma in primis l’occupazione di decine di migliaia di lavoratori e la continuità di Telecom Italia. La Uilcom in merito a quanto sopra evidenziato è pronta a mettere in campo tutte le azioni di lobby e nella eventualità estrema tutte le dinamiche di contrapposizione consentite dalla legge.

Negli ultimi tempi si sono verificati trasferimenti “massicci” di risorse verso strutture ben identificate (CSA). Questa operazione parrebbe in linea con la re-internalizzazione da parte dell’Azienda (processo auspicato anche dal sindacato) di processi e attività oggi in gran parte esternalizzati. Per quale motivo il sindacato ha invece manifestato la sua contrarietà a questa operazione da parte dell’azienda? E come intende fronteggiare concretamente eventuali nuovi processi di esternalizzazione di risorse / attività verso il CSA od altre strutture organizzative (es. Customer operation)?

L’azienda ha perso una grande occasione, quella di fare un vero accordo con il Sindacato, chiaro e trasparente, alla luce di tutti, compreso del personale interessato. Ha preferito fare vincere le LINEE, i vari capi che hanno, in molti casi, fatto delle scelte poco trasparenti. Abbiamo assistito ad una sorta di pulizia etnica a discapito di lavoratori con la legge 104, part time , Rsu ecc.. insomma una brutta pagina, una macchia nella storia delle relazioni industriali in Telecom Italia che nonostante le divergenze sono sempre state improntate ad un confronto aperto, molto spesso duro ma non sfuggente come in questo caso. Bisogna ripristinare al più presto un modello più funzionale delle Relazioni Industriali, occorre riportare sui territori il confronto con le RSU, ridare il giusto ruolo alla contrattazione tra azienda ed RSU. In questi anni, invece, abbiamo assistito ad un crescente e preoccupante svuotamento del confronto territoriale che ha svilito le RSU. Questo non va bene, bisogna respingere il ruolo “notarile” nel quale le RSU sono state spinte e ridarle un ruolo attivo, ricordiamoci che le RSU sono elette dai lavoratori, dai colleghi!

Relativamente alla contrattazione collettiva di primo e secondo livello, quali possono essere le conseguenze giuslavoristiche di una societarizzazione/smembramento di Telecom Italia in più entità distinte? Cosa può cambiare praticamente nei diritti e nei doveri dei lavoratori?

Mauro qui tutti siamo chiamati ad una unità di intenti convinta e determinata, quando dico tutti intendo, dalla tua associazione quadri a tutte le migliaia di colleghe/i che fanno parte di una grande azienda come Telecom Italia. E’ necessaria una forte collaborazione perché ci tengo ad evidenziare, alla fine della nostra piacevole chiacchierata, che le Alte Professionalità ( 6, 7 e 7q) non sono avulse dal sistema di rappresentanza del sindacato ancora di più rispetto alle dinamiche di confronto sulle quali, in futuro non certo lontano, dovremo confrontarci.

Le Alte Professionalità devono essere integrate e coinvolte significativamente nelle dinamiche sindacali, la nostra intervista/chiacchierata è una prima fattiva azione, perché se riusciremo a fare sistema ed attivare azioni collegiali allora sarà possibile interloquire con maggiore forza e vigore con l’azienda. Noi dobbiamo ribadire sempre in ogni occasione i diritti e le tutele dei lavoratori essendo consci che abbiamo il dovere di dare il massimo contributo professionale all’azienda ma che essa deve essere consapevole che non potrà sottrarsi al confronto con il sindacato sapendo che se qualche suo componente cercherà scorciatoie per eventuali razionalizzazioni indiscriminate noi saremo pronti e vigili per respingere tali azioni.

Grazie Salvatore per la tua estrema chiarezza e per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a te Mauro, un sentito ringraziamento per tua disponibilità, complimenti per la tua importante iniziativa ed un caloroso saluto ai tuoi iscritti e lettori.